Razionalità da hangover


4:00 AM

Uno dei misteri che non riesco a risolvere è come mai di sera il vino sembra il mio migliore amico, le ali su cui volare, il nettare che fa l'amore con le papille gustative ed esalta la degustazione del cibo; il tonico che mi apre la mente e mi rende acuta, mi spinge a parlare di politica e di spiritualismo, mi dona quella visione a 360 gradi grazie alla quale esco dalla percezione limitata ai cinque sensi e mi innalzo su una consapevolezza cosmica di ampio respiro; il ricostituente che mi fa fare pace con la mia vita e mi manda a letto contenta.
Salvo poi svegliarmi nel cuore della notte con la bocca secca, lo stomaco in fiamme e un mal di testa da post-lobotomia. E soprattutto, perchè mi alzo da cena convinta di averne bevuta una quantità trascurabile e adesso mi pare che qualcuno contro la mia volontà me ne abbia iniettato un paio di litri per endovena.
In attesa che passi la sbornia, sto pensando ad alcune situazioni che mi capitano spesso al lavoro, situazioni da cui vorrei imparare a tirarmi fuori nel modo più elegante possibile. Ora, non è che io sia una strafiga, ma faccio un lavoro che mi porta a contatto con tanta gente in un contesto ricreazionale e credo di essere mediamente attraente. Mi capita molto spesso che gli uomini mi chiedano di uscire.
Questo nella migliore delle ipotesi.
Accanto a quelli dai modi 'normali' esiste un'ampia categoria di uomini che si prendono una confidenza a cui, per qualche strano motivo, pensano di avere diritto e non ti chiedono di uscire, ma cominciano a farti domande e ad entrare nel personale mentre servi loro una birra o vengono alla cassa a pagare.  Per loro, deve essere un modo per dimostrare attenzione o esplorare il terreno senza suonare irreparabilmente 'ufficiali' con la fatidica domanda 'ti va di prendere un caffè'. Per me, questo approccio equivale a un nome cancellato da una lista. Siccome con gli stessi clienti devo farci i conti più o meno tutti i giorni, credo di aver bisogno di una strategia che mi venga in soccorso ogni volta che ho la tentazione di mettere in pratica su un bersaglio umano le  lezioni di kick-boxing che ho preso. Un repertorio di risposte  adatte, che mi permetta di mantenere una distanza di sicurezza senza risultare scortese. Semplicemente e giustamente gelosa della mia privacy.

Situazione n.1:
"Scusa, ma tu sei fidanzata?" (domanda del burino di turno, come se esordire con la richiesta del tuo stato civile fosse un normale modo di intraprendere una conversazione)
Modello di risposta: "Devi scusarmi, ma in genere non parlo volentieri di queste cose".
(Ovviamente se il burino ha una somiglianza tutt'altro che vaga con Raoul Bova, Patrick Dempsey, Matt Damon, Paul Newman ai suoi tempi d'oro o Ryan Gosling, allora la risposta è 'Assolutamente no')

Situazione n. 2
"Perchè non mi fai vedere dove abiti?"
Modello di risposta: "Apprezzo l'interesse topografico ma mi vedo costretta a rifiutare"
(Come sopra, se l'invito viene da sosia di Hugh Jackman, Leonardo di Caprio ai tempi di Titanic, Ryan Reynolds o Orlando Bloom, disegna mappa su qualsiasi mezzo idoneo alla scrittura e consegna copia chiave)

Situazione n. 3
"Dovresti lasciarmi il tuo numero" (cioè: 'dovresti'; neanche 'forse potresti')
Modello di risposta: "Scusami, ma in genere non lo faccio mai"
(E io qui, per par condicio, includerei anche Jake Gyllenhall, Channing Tatum ed Eric Bana. Se poi si tratta di James Franco, allora il 'dovresti' è giustificato. In casi come questi, la risposta diventa "Perchè non mi lasci il tuo?". E se lui si rifiuta significa che il burino è già impegnato)

04:21 A.M.
 Resta il fatto che ho mangiato e bevuto troppo. Forse dovrei fare un paio di giorni a base di anguria e melone.

04:23 A.M.
Il sonno non torna.

04:26 A.M.
Mal di testa

10:27 A.M.
Azz! Quanto è tardi!

Foto: KELLEPICS, Pixabay

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